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Anime di provincia

Tutti ereditano qualcosa, a Falls, dice Allan Gurganus nelle prime pagine dell’Esca. Il piccolo e povero Red Mabry eredita quasi per miracolo i soldi per comprare una casa nel quartiere più lussuoso della città, suo figlio eredita da lui una rara sindrome che lo porta ad accumulare colesterolo come se non ci fosse un domani. Due eredità che mettono entrambi a contatto con il medico della città, quel “Doc” Roper che sa fare miracoli con le mani e con la medicina.

Come la Holt di Kent Haruf, anche Falls fa parte di quei luoghi mitici della provincia americana cantati dai migliori interpreti della sua letteratura. Anche Falls, Carolina del Nord, è abitata da persone che ancora “hanno un’anima”. Quelli che sono rimasti qui – quelli che non sono voluti andare a New York nella speranza di diventare famosi – amano definirsi con autoironico orgoglio “Falliti”. Anime di provincia (Local souls).

L’ultimo romanzo di Allan Gurganus pubblicato da Playground, l’Esca (Decoy), è un intenso e complesso studio di caratteri, di quelli che l’autore americano maneggia con straordinaria maestria. Ancora una volta una figura paterna di uomo che, se non fisicamente, ricorda per bontà, semplicità e amabilità il “Santo Mostro” di uno dei suoi romanzi brevi più belli e toccanti.

Il campagnolo “Red” Mabry, piccolo, brutto, storto, povero e sofferente di cuore in conseguenza della malattia, si innamora della cittadina di Falls, o meglio del suo quartiere in riva al fiume. Per un colpo di fortuna, o forse proprio in virtù della sua onestà e amabilità, entra nelle grazie di un vecchio bisbetico e ricchissimo che si ricorda di lui nel testamento. Con quel lascito, Red può finalmente comprare la casa desiderata e insperata e diventare il cittadino che ha sempre sognato di essere. Ma soprattutto diventa il paziente prediletto del “Doc” per eccellenza, lo straordinario Marion Roper che diagnostica e cerca, se non di curare, almeno di tenere sotto controllo quella specie di bomba a orologeria che Red e suo figlio hanno nel sangue.

Ma Doc, non molto dopo che Red gli muore praticamente sotto gli occhi e malgrado tutti i suoi sforzi, decide di andare in pensione, e di sostituire le cure prestate ai pazienti con l’arte di scolpire “esche”: anatre di legno così perfette e accurate da sembrare vere, da sembrare “quasi la stessa cosa”. Le anatre di Doc non servono ad andare a caccia – la caccia con i richiami di questo tipo è vietata da molti anni – sono pure opere d’arte, ritratti sotto le spoglie di uccelli acquatici. In uno di questi ritratti il nostro narratore, il figlio di Red, si riconosce al punto da farne un’ossessione.

Ecco che nel caso di Allan Gurganus quel “dire quasi la stessa cosa” si amplia e si complica spesso a dismisura: per la croce e la delizia delle sue traduttrici italiane – che saremmo noi. Perché nella complessa stratificazione delle sue frasi, Allan Gurganus riesce a sovrapporre tanti di quei livelli linguistici ed esperienziali che renderli diventa un esercizio da geologi-giocolieri. Gurganus è uno di quegli autori che, dando moltissimo in ogni frase, anzi in ogni singola parola palesemente scelta e cercata “proprio per dire quelle cose lì” (e il plurale non è messo a caso) è perciò stesso esigente con il lettore quasi quanto lo è con se stesso.

Non sopportano letture superficiali e leggere, i testi di Gurganus. Specialmente quelli che sovrappongono piani narrativi ed emotivi complessi come per l’appunto L’Esca, pubblicato come sempre in Italia da Playground. L’Esca è, almeno per ora, l’ultima delle storie di Falls, la cittadina immaginaria della Carolina del Nord dove sono ambientati tanti suoi racconti e in particolare gli ultimi tre romanzi brevi, usciti negli Stati Uniti in un solo volume dal titolo Local Souls (da noi, prima dell’Esca, sono usciti Non abbiate paura e Anche le sante hanno una madre).

Il nostro amore per Allan Gurganus nasce in due momenti diversi. Maria ha avuto la fortuna di conoscerlo di persona e di stringere amicizia con lui quando entrambi erano ospiti di una colonia per autori e artisti, “Yaddo”, negli Stati Uniti. Anna l’ha incontrato per la prima volta sulla pagina, aiutando Maria nella revisione finale di quel piccolo capolavoro che è Santo Mostro, il primo romanzo breve pubblicato da Playground. Ma per entrambe è stato un amore immediato e indissolubile. Per la persona, perché Gurganus è uomo di straordinaria gentilezza e amabilità, e per i suoi libri e i suoi indimenticabili personaggi.

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Maria Baiocchi e Anna Tagliavini traducono da molti anni libri di narrativa e di saggistica, oltre a cataloghi d’arte, architettura e fotografia. Tra i loro autori F. Scott Fitzgerald, J. M. Coetzee, Thomas Wolfe, John Steinbeck, Sol LeWitt, A. M. Homes, Maylis de Kerangal e, ovviamente, Allan Gurganus.

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