di Alba Coppola
L’Adalgisa, si è detto tante volte, ha una scrittura vorticosa, magmatica e materica, che narra una storia, ma non la sviluppa fino in fondo, e che, dopo aver travolto il lettore, non giunge compimento o, se lo fa, il modo appare come improvvisato nella sua elusività, insomma, la vicenda è lasciata irrisolta, come nella Cognizione del dolore, dove è addirittura l’assassinio stesso, un matricidio, che non viene provato, e nel Pasticciaccio. E’ anche per tale via che Gadda entra nel Modernismo. Scrive Donnarumma, nel 2012: “il Modernismo italiano esiste”, ma, dobbiamo confermare, esso è sfuggente alla descrizione, tuttavia, una volta individuato nella sua essenza, si inscrive nel Canone, paradossalmente, ossimoricamente, con una connotazione sfuggente, fra gli scrittori italiani, con Gadda soprattutto, le aspettative di ordine e continuità vengono deluse, particolarmente nel plot, dando luogo a quello che potrebbe dirsi un “non finito”.
L’Italia non ha una forte tradizione in prosa, la nostra è letteratura del sublime, della lirica, e quando approda al romanzo, tenta costituire una tradizione robusta, ma alternativa e perennemente sperimentale. Così, da una parte, Gadda si apre al giallo, genere ipercanonizzato e certo, ma dall’altra lo elude fino a dissolverlo. Nella Cognizione, nel Pasticciaccio, nell’Adalgisa, manca il finale, lo scioglimento che induce alla scoperta del colpevole, che, a stento probabile, per solito incertissimo, non può accedere alla sua propria catarsi, impedendo così anche il movimento catartico del lettore. “I dieci frammenti de L’Adalgisa, poi, che provengono da altri scritti incompiuti, non hanno continuità logico-narrativa, sono spaccati di vita. Vita milanese, vita piccolo borghese, che Gadda irride e deride” (De Candia) attraverso una penna deformante, distopica, ironica e caotica, ma scientifica, specialistica di ambiti extraletterari, in cui domina un linguaggio inusato e aristocratico, ma pure denso di arditi neologismi, di parole tecniche, di pastiche dialettali e di altre lingue. Pure il pastiche geografico è spesso presente nei diversi scritti del milanese, con una polifonia seducente e straniante, che mira a smascherare e colpire le parvenze, le ipocrisie, le falsità anche con l’elencazione di oggetti inusuali e con l’uso di termini tecnici e specifici, finendo per costruire un’immensa Wunderkammer. Insomma, per una lettura che dia le vertigini, leggiamo Gadda, che, con la sua prosa multiforme e densissima, ci attende, misterioso e pieno di un patetico e tenero desiderio d’essere accolto e interpretato, che vuol dire essere amato.