Tradurre Cane da petrolio di Rick Bass, Mattioli 1885, 2022

di Silvia Lumaca

Volevo trovare una citazione con cui iniziare a parlare di Cane da petrolio di Rick Bass, ma, scorrendo il testo, l’occhio mi salta solo su passi un po’ tristi e preferisco soprassedere.

Eppure una delle attività inderogabili per la chiusura di un volume è anche quella: scegliere la citazione da inserire nel retrocopertina, ma per fortuna non è un compito spettato a me – che ho dato solo alcuni suggerimenti – altrimenti, appunto, il libro sarebbe ancora in fase di elaborazione…

Tradurre Rick Bass è stato prima di tutto, infatti, un piacere difficile da lasciare andare, un piacere periglioso.

E ora che l’ho lasciato andare – perché il libro è conchiuso – è  stata trovata anche la citazione… – e lo potete trovare in libreria, e io sono passata a tradurre altro – parlare della sua traduzione è un po’ come parlare di una storia d’amore, dopo che è conclusa.

C’è un grosso parallelo possibile infatti tra queste due attività : amare qualcosa (il testo) o qualcuno (il suo autore) e tradurli… ma questo amore lo si capisce soprattutto nel momento in cui lo si vive, così che adesso mi è più faticoso parlarne.

Per questo volevo partire con una citazione, per ricordarmi com’era…

I cigni si erano avvicinati il più possibile a quei piccoli fuochi quasi spenti senza lasciare il laghetto. La loro bellezza non sembrava aiutarli; avevano freddo.

Ci guardavano, più silenziosi che mai, mentre passavamo di lì, aggraziati e perfetti nella luce del fuoco, e io avevo abbassato il mio finestrino, pensando che forse alcuni di loro avrebbero cantato per la morte di Billy. Ma poi mi ero ricordato che cantavano solo per la loro morte e in nessun altro caso.

I cigni, Alce, Cane da petrolio, nomi comuni di animali straordinari usati come titoli di racconti su un universo naturale sempre in comunicazione con l’uomo, per riportarlo alla sua animalità, alla sua saggezza.

Storia di un eremita, Il vigile del fuoco, Pagani: titoli che evocano uomini che prendono decisioni altrettanto straordinarie: disallineandosi dal sentire comune occidentale: tramite l’eremitaggio, il coraggio, dei rituali pagani.

Esercizi di atletica all’aria aperta: l’uso del corpo, lo sforzo aerobico all’aria aperta, e un insieme di (dodici) titoli che sono immediatamente chiari – scientifici – eppure sanno fare mondo (e mondi)…

Rick Bass infatti è un geologo petrolifero, prima e dopo essere uno scrittore statunitense vissuto in gran parte delle zone più selvagge del Nordamerica, è un tecnico dell’immaginario.

Stavo cercando tramite i titoli di condensare in pillole – titoli, appunto – il suo modus scrivendi e immaginandi.

Ma per tornare alla metafora dell’amore – che per altro è il tema della citazione scelta per il retrocopertina – quello che prova il traduttore per l’opera e l’autore che traduce è un amore a senso unico.

Come traduttrice, parafrasando Walter Benjamin, non potrò mai significare qualcosa per l’originale, per il testo che amo, e forse è proprio in questo gesto di donarsi – un dono per la sopravvivenza di un’opera senza che quest’opera possa occuparsene, basti pensare a chi traduce testi di autori defunti, per esempio – che si crea questa strana forma di simbiosi nell’immaginazione e si riesce a tradurre davvero il significato di un testo, che si manifesta nella sua traducibilità.

Con la mia editor, Chiara Voltini, discutiamo spesso di questioni di traducibilità e di quale sia il compito del traduttore: se esser fedeli al lettore o all’opera. Io e Benjamin (e Chiara…) crediamo si debba essere fedeli all’opera. Sperando di fare la gioia del lettore.

Cane da petrolio è il primo di due volumi che Mattioli 1885 dedicherà a questo autore di origine texana, Rick Bass, classe 1958, finora inedito in Italia, eppure molto premiato e amato in Usa, da autori come Jim Harrison, Joyce Carol Oates, Kent Haruf, Annie Proulx.

Le sue storie di epica western, spesso a matrice autobiografica pur rivista e centrifugata tramite appunto un epos molto americano, hanno sempre un che di fiabesco, di immaginale.

Una coppia di addestratori di cani da slitta che si perde nel bianco di una bufera nel centro dell’Alaska e si trova a camminare su un lago ghiacciato circondato da strani fenomeni di luce; un’altra coppia – di amanti divisi – che fa scoppiare inavvertitamente un incendio di sterpaglie che si tramuta in un grande fuoco e i due per sfuggire si tuffano in un lago e restano abbracciati mentre il calore dell’aria li costringe a restare immersi con tutte le estremità dentro l’acqua; una caccia spietata a un alce lungo chilometri e chilometri di bosco insanguinato come iniziazione alla vita tra gli adulti.

Storie maschili, forse, con una loro brutalità, che è stato faticoso, arduo tradurre. E che appunto, adesso ho lasciato, si spera, per passare il testimone a chi legge.

E molti anni dopo, quando le loro vite erano già separate, aveva creduto che ci fosse qualcosa nel suono, negli armonici di quel fiume devastato, che si legava all’abilità che aveva Annie di amare e di provare piacere nel farlo, che liberasse qualcosa dentro di lei, trasformando, grazie a un’antica alchimia, la bellezza invisibile in bellezza manifesta.

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Silvia Lumaca è traduttrice e curatrice editoriale. Per Mattioli 1885 ha tradotto opere di Rick Bass, Stuart Dybek, Thomas Wolfe, Gertrude Stein, George Moore, Stephen Leacock, O. Henry, G. B. Shaw, John Galsworthy, e altri.